Apple M1, questo è il nome del nuovo chip presentato ieri e di cui si parla da diversi mesi con l’appellativo di Apple Silicon. Il passaggio a questa architettura si rivelerà una buona scelta? Cosa ci riserverà la nuova generazione di MacBook, iMac, Mac Mini e Mac Pro?
Amo la tecnologia e l’informatica da quando misi le mani sulla tastiera di un 286, ho vissuto l’evoluzione dei pc e vivo quotidianamente questa passione nel mio lavoro. Già nel 2016 avevo colto diversi segnali e scritto un articolo sulla mia visione di un futuro ARM. Apple M1 rappresenta oggi il punto di svolta della mia visione.
Apple M1: la nuova era dei personal computer
Con il chip Apple M1 inizia una nuova era per i personal computer. Dopo ormai 40 anni di assemblaggio di pc con il pattern CPU + GPU + RAM finalmente è arrivata una nuova architettura, un nuovo modo di elaborare.
Cosa ha portato a questo cambiamento? L’evoluzione! Si sono evolute le esigenze degli utenti, si sono evoluti i software, si sono evoluti i processi produttivi. Aumentare i Ghz ed i core delle CPU non era più sufficiente, anzi efficiente. Il nuovo SoC Apple M1 (system on a chip) compie questo salto, un ecosistema con 16 miliardi di transistor che integra CPU, GPU, Neural Engine, crittografia, I/O su un unico circuito.
Non solo chip Apple M1
Apple non è l’unica ad aver sviluppato SoC di questo tipo. ARM, ora di Nvidia, ha presentato pochi giorni fa il suo Cortex-A78C che sfida direttamente Apple M1. Ci sono poi gli Snapdragon di Qualcomm sui Surface di Microsoft ed Amazon che utilizza il suo Graviton2 nei suoi server AWS.
Allora, cos’ha il chip Apple M1 che gli altri non hanno? Oltre alla possibilità economica di investire nello sviluppo, il vero x-factor è l’impronta della visione di Jobs di un sistema totalmente integrato tra hardware e software incentrato sull’esperienza dell’utente. Da sempre i Mac hanno dato molto di più con (molto) meno grazie ad un sistema operativo ottimizzato per un hardware specifico che non producevano direttamente… fino ad oggi!
Il lato oscuro dell’era Mac con ARM
Il passaggio di architettura è stato a mio avviso ben studiato da Apple così come l’esperienza utente che offrirà. Sono stati forniti diversi strumenti per consentire la migrazione, da Rosetta2 per l’esecuzione dei i software compilati per x86, alle app universal che potranno girare “facilmente” su iOS, iPadOs e macOS.
Quindi solo aspetti positivi? Speriamo, ma mi rimangono diversi dubbi su quanto il sistema operativo verrà chiuso e quali saranno le politiche per la distribuzione del software. L’utenza di iPhone ed iPad è diversa da quella dei mac ed un’eccessiva chiusura, così come l’imposizione del passaggio da App Store e dalla “tassa” del 30% sulla vendita del software, potrebbero portare alla scomparsa di diversi software da questo sistema.
Il futuro ARM dei personal computer
Sicuramente assisteremo ad un passaggio, neppure troppo graduale, verso queste architetture da parte di tutti i produttori di PC ed in buona parte degli ambiti applicativi, dall’office al gaming passando per i server. Intel dovrà darsi una mossa perché rischia di finire come Nokia nel passaggio dal cellulare allo smartphone.
Guardando ad Apple, sulla carta è tecnologicamente favorita, ma conteranno molto le politiche commerciali relative alla distribuzione del software che deciderà di adottare.
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